La “Spiaggia” di Padova

22 Febbraio 2022

E’ curioso raccontare come i padovani, e così gli abitanti di tante altre città dell’entroterra, nella prima metà dell’Ottocento, si divertivano a nuotare e a prendere il sole nel periodo estivo, utilizzando in maniera spensierata il fiume e i canali che attraversavano la città, non così densamente abitata come ai giorni odierni ma con ampi tratti del territorio ancora destinati a giardini e orti.

Allora le esigenze di vacanza erano quasi inesistenti, non esistevano le vicine spiagge adriatiche o le mete esotiche oggi così facilmente raggiungibili. Le aree golenali erano il punto di ritrovo delle famiglie per sguazzare nel Bacchiglione e nei rii, trovando, se tutto andava bene, un precario ricovero sotto tettoie e camerini che non garantivano certo igiene, pudore e sicurezza, per non parlare della qualità dell’acqua che comunque era analizzata con attenzione. Il Regolamento comunale di Igiene permetteva i bagni in un tratto del Naviglio dall’1 giugno a tutto agosto, sotto la vigilanza di quattro sorveglianti su 2 barche, utilizzando una tettoia con dei camerini “che mette pena a entrarvi” come riportato in una relazione dell’assessore all’igiene del 1879.

Nella seconda metà del secolo vi fu un acceso, decennale, dibattito tra il Comune di Padova, i professionisti, gli imprenditori, i professori universitari e i medici per individuare il luogo più adatto per costruire il “bagno pubblico”, proponendo varie soluzioni.  Tra i progetti studiati all’inizio del ‘900, è da segnalare quello che prevedeva la trasformazione di un giardino privato di quasi mq. 56.000 in uno stabilimento natatorio con 2 ampie piscine, un grande fabbricato per le aree comuni, il ristoro e gli spogliatoi, lunghi viali, un solarium ricavato sul bastione Alicorno, camerini addossati alle mura veneziane e una discesa al Tronco Maestro.

 

In tanti desiderata trovano finalmente soluzione nel 1906 quando fu inaugurato il bagno pubblico sulla golena del torrione Alicorno, su progetto dell’Ufficio dei Lavori Pubblici del Comune di Padova, dandone la gestione alla neonata società sportiva Rari Nantes Patavium.

Oggi i concorrenti della Padova Water Marathon, passata la stretta e bassa arcata del Ponte dei Cavalli, entrano in città e pagaiano lungo il tratto di fiume chiamato Tronco Maestro; doppiato il torrione Alicorno, costeggiano sulla destra, per alcune centinaia di metri, un’ampia golena verde, attrezzata a parco giochi; era questa la “spiaggia” di Padova del ‘900. Qui sorgeva lo stabilimento che accoglieva ogni anno migliaia di padovani che amavano nuotare sulle acque del fiume Bacchiglione.

La voglia di un posto al sole era tanta e spinse, nel 1924, alla creazione di una seconda piccola spiaggia in pieno centro cittadino, sulla “maresana” ai piedi delle mura storiche dei Giardini Pubblici dell’Arena, a fianco del ponte sul Corso del Popolo, la via rettilinea inaugurata a inizio ‘900, lunga un chilometro, per unire il centro cittadino alla nuova stazione. Da allora, per oltre un secolo e mezzo, fino al 1957 quando si inaugurò la prima piscina olimpica, quello stabilimento sarà la “spiaggia” di Padova.

E’ incredibile leggere gli articoli dei giornali locali e delle testate sportive nazionali, come la Gazzetta Sportiva, di quegli anni che riferivano dell’attività sportiva natatoria che si svolgeva lungo il Tronco Maestro, e in tanti altri fiumi italiani

Nel 1909 si disputò la prima edizione della traversata a nuoto di Padova, la “Reale Coppa di Padova”, con partenza dallo stabilimento della Rari Nantes e arrivo al ponte Molino, oltre 3.000 metri di percorso. Erano organizzate gare nazionali e internazionali tra cui quelle di “cimento invernale” attiravano atleti e spettatori curiosi che assistevano, talvolta anche sotto la neve, alla traversata del Bacchiglione con temperature polari.

Non poteva mancare la pallanuoto, allora chiamata water-polo, che fece il suo esordio sullo specchio d’acqua a monte del ponte Scaricatore nel 1921; pochi anni dopo fu attrezzato un campo a valle del ponte, dove si disputarono campionati veneti che attiravano tanti spettatori che si assiepavano sugli argini per assistere alle partite.

 

testi e fotografie tratte da: Roberto Bettella, Rari Nates Patavium 1905 , Padova 2007